“Il 24 gennaio si celebra la Giornata mondiale dell’Educazione, scriveresti un articolo a riguardo?”

Tento così una rapida riflessione sulla mia professione e sul concetto di educazione, aggrappandomi alla speranza di non annoiare, scadere nel banale o nell’autocelebrazione.
Dopo gli anni della formazione, prima come obiettore di coscienza e poi alla scuola per educatori, ho lavorato per una ventina d’anni con gli adulti, per poi fare un salto nel vuoto che mi porta a vivere un’esperienza con l’età evolutiva. Età con cui entro in contatto sia come professionista sia come genitore, dove le certezze acquisite nel passato vengono messe in discussione da nuovi modi (per me) di approcciare il lavoro educativo, con un’utenza il cui dinamismo spesso non ti lascia nemmeno il tempo di capire dove ti trovi; posso però dire che si è trattato di una vera e propria rinascita professionale.

Quale la costante di questo viaggio? Forse le relazioni instaurate con le persone incontrate (con la volontà di costruirle sulla fiducia), che, in maniera più o meno consapevole, chiedono supporto e, soprattutto, il mio mettermi in gioco in primis come persona, nella mia verità e fragilità, per permettere all’altro di esprimere le proprie capacità, con la costante incertezza di non essere all’altezza di un compito così delicato.

E il diritto all’educazione? A mio modo di vedere si basa principalmente sul tentativo di dare o restituire alle persone la dovuta dignità. E come restituire questa dignità ai bambini e ai ragazzi che incontro ogni giorno a La Casa di Sophia? Giocando, ridendo, lavorando in fattoria e perché no? arrabbiandomi…ma essendoci sempre! Essendo lì per loro, in un contesto dove viene richiesto di essere se stessi, qualsiasi storia si abbia (senza essere giudicati).

Casa di Sophia è questo: un luogo dove i ragazzi trovano spazi in cui esprimersi, proprio in virtù del fatto che noi educatori conosciamo la loro storia e le loro difficoltà, perché la famiglia, la scuola e altri servizi ce l’hanno raccontata. È un contesto in cui i ragazzi si possono confrontare in modo personalizzato con l’educatore, o a piccoli gruppi, anche tra di loro.

Il laboratorio del Kamishibai ne è un esempio: i ragazzi si raccontano raccontando. Ognuno di loro porta pezzi del proprio vissuto, a volte intrecciandolo alla storia che, insieme, si è deciso di “mettere in scena”; altre volte, invece, andando ad inventare storie nuove, frutto della tessitura dei  racconti di ciascuno. E il valore educativo di questo percorso si esplicita con forza, vedendo i ragazzi imparare ad esprimersi, ad esprimere quello che sentono e a trovare le parole e i modi giusti per condividerlo.

E, viceversa, attraverso l’incontro quotidiano e i laboratori pensati ad hoc per loro, facciamo sì che i ragazzi possano essere a loro agio in tutti gli ambienti in cui vivono, e quindi, di rimando, lavoriamo con la famiglia, collaborando attivamente con i genitori, e con la scuola, luogo e spazio di socialità essenziale per l’educazione dei bambini con cui interagisco.

Lavorando in Casa di Sophia  ho avuto quindi modo di confrontarmi, da una nuova prospettiva, con il mondo della scuola, mondo fatto di insegnanti che trasmettono passione ed entusiasmo. Gli insegnanti spesso chiedono al nostro servizio di garantire uno spazio protetto per i nostri utenti, con il desiderio di ricrearlo anche in ambito scolastico, affinché i ragazzi possano vivere con maggior serenità anche la scuola stessa, dove spesso si sentono affaticati e vivono il desiderio di essere come gli altri e la fatica per non riuscire ad esserlo “mai abbastanza”.

L’equipe di Casa di Sophia parla molto con le scuole: vengono attivati percorsi che prevedono colloqui i con gli insegnanti, anche online, ad inizio, metà e fine anno scolastico. E capita spesso che, senza neppure conoscerci, arriviamo ad esprimere lo stesso pensiero sul ragazzo, seppur visto da prospettive diverse: questo è il segnale che il lavoro avviato ha basi solide e possibilità di generare buoni frutti. La scuola spesso chiede a noi ricette, ma l’unico modo per produrne è quello di lavorarci insieme; è capitato che un intero team di una scuola dell’infanzia abbia chiesto a Mara, che nella nostra equipe è la psicologa, supporto e formazione per riuscire ad affiancare e sostenere un bambino nel suo percorso formativo.

Il nostro lavoro ha un suo unico obiettivo: che, attraverso il tempo passato insieme, i bambini e i ragazzi di Casa di Sophia scoprano il proprio valore e possano portarlo con sé nella vita di ogni giorno.

 Paolo – Educatore della Casa di Sophia