Dall’inizio di settembre, con l’avvio del nuovo progetto di Centro Educativo Diurno per Minori, il tempo che trascorriamo insieme ai ragazzi a La Casa di Sophia è aumentato e con esso le possibilità di condividere non solo esperienze di gioco, ma anche riflessioni su ciò che capita nella vita di tutti i giorni e su quello che accade nel Mondo.
Questa settimana, in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con gruppi di ragazzi della scuola media abbiamo ritagliato momenti di discussione che hanno avuto come focus il provare a trovare insieme il significato particolare di questa giornata.
È stato difficile parlarne, anche perché la percezione iniziale diffusa è stata “è un lavoro che si fa a scuola”, perché parlare di “diritto” richiama forse la sfera più didattica. Perciò siamo partiti con la ricerca su internet del materiale, che, successivamente, abbiamo letto insieme cercando, attraverso esempi pratici, di rendere tutto quello che leggevamo concreto e più vicino a loro. Poi, pennarello alla mano, abbiamo provato a scrivere su un foglio bianco parole o richiami ai diritti che più hanno colpito i ragazzi per poterne parlare in modo più approfondito.

Diritto è…

“qualcosa che si ha”, “che nessuno può impedirti”, “che gli adulti devono rispettare e difendere”.

È stato interessante ascoltarli parlare dei diritti per loro importanti come: “diritto a giocare e a fare sport; diritto a chiedere aiuto quando si è in difficoltà; diritto a ballare; diritto ad andare a scuola (considerato per lo più, però, un dovere); diritto al divertimento; diritto ad essere lasciati soli, ma non troppo; diritto a non essere picchiati e bullizzati; diritto alla privacy; diritto ad avere degli amici”.
Approfondendo con loro la conversazione sul significato di “diritto”, è emersa, da parte dei ragazzi, l’idea che il diritto sia connesso al “fare ciò che si vuole”, ad avere la libertà di fare delle cose e, di conseguenza, la convinzione del fatto che l’adulto con le sue regole sia spesso di ostacolo.
E quindi questo ci ha permesso di ragionare con i ragazzi sul fatto che non tutti i loro coetanei hanno la fortuna di possedere o fare le loro stesse cose e che ciò che quotidianamente si vive non è uguale per tutti; si è anche riflettuto sul fatto che gli adulti che li circondano (insegnanti, genitori…), per quanto spesso possano sbagliare o possano non riuscire a spiegare i loro comportamenti e le loro decisioni, cercano sempre di agire per il loro bene, anche quando non condividono le scelte dei ragazzi.
Non è stato semplice, per noi operatori, spiegare ai ragazzi che tutto ciò che fanno, vivono e hanno è un diritto che noi adulti abbiamo il compito e l’onere di garantire loro ogni giorno e che ancora ci sono tanti bambini e ragazzi che non godono degli stessi diritti e tutele.
Questa giornata è stata istituita per riconoscere il valore della crescita dei ragazzi, che vanno ascoltati, rispettati, accolti, protetti e salvaguardati per permetter loro di diventare grandi e di perseguire la propria inclinazione per arrivare ad essere felici.
In generale i ragazzi sono rimasti molto colpiti dagli articoli che affrontano il rapporto genitore-figlio, e che sottolineano il diritto a trascorrere tempo di qualità insieme, senza la presenza di strumenti tecnologici che spesso distolgono l’attenzione degli uni verso gli altri. È proprio il concetto di “condivisione di tempo di qualità” ad averli colpiti; tempo durante il quale gli adulti sappiano e vogliano farli sentire ascoltati e sostenuti.
Parlare e giocare in un clima sereno, ancora meglio se si sta insieme all’aria aperta, in un ambiente sano e pulito: questo è un diritto dei nostri ragazzi, che sappia far prevalere, come ci ha detto uno di loro, “il rosso dell’amore e non quello della violenza”. In questo modo, anche tramite il supporto e la presenza della famiglia, è possibile per i ragazzi imparare ad impegnarsi a giocare con tutti, a esprimere le proprie opinioni e a mostrarsi per ciò che si è, senza rischiare di sentirsi diverso o escluso; insomma a concretizzare il diritto di ciascun ragazzo a sentirsi unico e speciale.


Nonostante non sia stato facile parlare di un argomento così complesso, abbiamo provato, in questo modo e nel nostro ruolo di educatori, a seminare riflessioni sul perché sia importante riconoscere e ricordare questa giornata; abbiamo anche dato loro informazioni sulla sua origine e sul suo significato, perché siamo convinti che nella conoscenza c’è la possibilità di apprendere e di essere, nel presente e nel futuro, persone libere di pensare, di esprimere le proprie opinioni e in grado di apprezzare il bello che circonda ciascuno di noi.
Al termine di un momento di discussione un ragazzo ha provocato uno di noi educatori, dicendo: “quindi abbiamo il diritto di diventare grandi facendo anche delle cose noiose?”.
E qui si aprirebbe tutto un lungo discorso sul valore della noia, che varrà la pena di affrontare magari in futuro, ma che, per ora, ci ha portato a spiegare loro che, per quanto il disegno di un adulto non sia sempre comprensibile, val la pena di fidarsi di noi e, nel contempo, ci ha portato a ricordare a noi stessi e agli adulti in generale che bisogna conquistare questa fiducia sul campo e quotidianamente, ripagandola dando il meglio di noi, per garantire e tutelare i diritti dei nostri ragazzi, senza, naturalmente, prescindere dai loro doveri.