Mi presento: sono Claudia, sono una psicologa e da quasi 4 anni ho il privilegio di svolgere la mia professione presso la Casa dei Ragazzi IAMA Onlus.
Il mio ruolo all’interno della struttura è difficile da inquadrare in una definizione univoca, perché si compone di diverse sfaccettature che, di seguito, proverò a raccontare; però quel che è certo del mio lavoro a Casa dei Ragazzi, in linea con la mission della struttura stessa, è il “prendersi cura” dei nostri ospiti.
Il mio modo di prendermi cura dei ragazzi passa principalmente attraverso la parola. In quanto psicologa credo molto nel valore delle parole: nella stanza in cui incontro i ragazzi ascolto racconti che li vedono protagonisti e che rappresentano il loro modo, unico, di vivere le esperienze interne ed esterne alla casa; allo stesso tempo accolgo le emozioni che sentono di condividere con me, promuovendo una riflessione che dia significato alle stesse.
“Tenere traccia” di quello che succede, della nostra “storia”, dona valore alle nostre esperienze di vita.
Spesso, quando raggiungo al mattino i ragazzi in aula ricreativa, mi sento chiedere: “Posso venire io oggi a parlare con te?”. Ciò mi rinforza ogni giorno nella convinzione che questo spazio di incontro sia davvero importante, soprattutto perché mette al centro i nostri ragazzi con i loro pensieri e le loro emozioni.
Questo si è rivelato fondamentale per affrontare alcuni eventi che inevitabilmente hanno segnato le nostre vite: primo tra tutti il periodo dell’emergenza Covid.
A distanza, nelle prime fasi della pandemia, e poi di nuovo in presenza, è sempre stato garantito uno spazio di parola per i ragazzi: un luogo dove portare anche paura e tristezza, dove potere fare domande e cercare insieme risposte, non facili da costruire. Un luogo dove, allo stesso tempo, tenere viva la speranza per il futuro e favorire l’investimento nella vita quotidiana.
Mi sento di dire, come già sottolineato da alcuni colleghi, che anche in questa occasione i ragazzi sono stati davvero meravigliosi e più volte ci hanno dimostrato che la Casa dei Ragazzi non avrebbe “mollato”, come recitava un cartellone realizzato proprio da loro.
In quel periodo con Mara, la collega psicologa di Casa di Sophia, abbiamo anche dato vita ad uno sportello di ascolto dedicato agli operatori, che in tempi difficili non hanno mai smesso di prendersi cura dei ragazzi. Questo sportello dedicato, la cui attivazione era già in programma nel periodo pre-Covid, è tuttora attivo ed offre uno spazio di ascolto battezzato: “Prendersi cura di sé per prendersi cura dell’altro”; anche questo spazio rappresenta una parte del mio lavoro a Casa dei Ragazzi.
Ci sono stati, e continuano ad esserci, altri piccoli-grandi cambiamenti che è importante affrontare con i ragazzi in modo protetto e guidato come, ad esempio, i pensionamenti di alcune persone che hanno fatto la storia di Casa dei Ragazzi e hanno lasciato un vuoto tangibile. Credo che sia importante aiutare i ragazzi a dare significato e ad elaborare ciò che accade nelle loro vite.
La parola “psicologia” deriva dal greco e significa letteralmente “studio dell’anima”; per dirla invece con le parole di Leopardi, la psicologia potrebbe essere definita come “scienza dei sentimenti, delle passioni e del cuore umano”. Ecco: credo che si possa dire che questo è ciò di cui “mi prendo cura” a Casa dei Ragazzi e questo a volte si traduce anche in una domanda fatta al volo scendendo o salendo le scale o nel passare a “sbirciare” le attività che i ragazzi svolgono con impegno e passione.
E quando tutto ciò non può passare attraverso la parola, allora si usano altri canali, come il disegno o il gioco, e si provano a creare strumenti, come il lavoro che stiamo svolgendo con la Comunicazione Alternativa Aumentativa mediante immagini.
Credo che il mio lavoro abbia una forte componente relazionale che si concretizza nel tenere uno sguardo sempre rivolto all’altro, uno sguardo capace anche di riconoscere e rinforzare le risorse di ognuno. In una prima fase del mio incarico a Casa dei Ragazzi, mi sono occupata infatti nello specifico anche della valutazione delle risorse cognitive dei nostri ospiti.
Partecipo poi settimanalmente alle équipe di struttura in cui viene promosso un confronto tra diverse professionalità mantenendo sempre lo sguardo rivolto ai bisogni e alle risorse di tutti gli ospiti da ogni punto di vista.
Questo penso che sia il valore inestimabile di Casa dei Ragazzi: l’assoluta attenzione per la persona nella sua individualità. E quando, poi, mi accorgo di quanto i nostri ragazzi ricambino questo sguardo, di come siano loro a dare sempre il “Buongiorno” al mattino e ad interessarsi di come stiamo noi operatori, allora penso che Casa dei Ragazzi è per me un posto davvero speciale, dove incontro persone uniche alle quali io sarò sempre grata.