Il convegno del 3 Luglio “La cura vive di dettagli” è stato l’occasione per ascoltare le diverse voci che si occupano di disabilità e di cura nella residenzialità. L’obiettivo era quello di aprire un confronto sui “luoghi-di-vita” e “luoghi di cura”. Di seguito gli interventi delle relatrici e dei relatori che si sono susseguiti presso la nuova struttura di Casa dei Ragazzi.

INCLUSIONE COME “IMPRESA COLLETTIVA”

La professoressa Elena Zanfroni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha introdotto il suo intervento sull’inclusione presentando la dinamicità del Centro studi sulla disabilità e sulla marginalità diretto dal professor Alonso.

‹‹Nell’index dell’inclusione, una definizione che a me piace molto è quella di “impresa collettiva” con i diversi interlocutori. Casa dei Ragazzi oggi dimostra che l’inclusione è un’impresa collettiva.››

Impresa collettiva che riguarda ciascuno di noi, che dobbiamo credere nell’inclusione, credere che la persona con disabilità possa avere una sua vita come tutti, un progetto di vita. Il progetto di vita della persona con disabilità spesso si interrompe con il percorso scolastico, senza investire sulle potenzialità della persona, fermandosi solo alla diagnosi di disabilità.

La parola tutti ritorna, in effetti l’inclusione è per tutti non solo per le persone fragili. La realizzazione di questa struttura dimostra come Casa dei Ragazzi abbia investito del tempo per la progettazione di una struttura adatta ad accogliere le persone, per la realizzazione delle stesse in rete con le varie realtà del territorio.

IL RUOLO DELLA RETE

E’ stato poi il turno di Antonio Colaianni, ATS Brianza, che ha identificato come primo dettaglio fondamentale quello della RETE collegandola al progetto di vita che significa un progetto costruito con tutti gli attori ed i servizi della comunità. Ma chi si prende cura della rete?

Ecco il vero paradigma: non curare solo la persona ma la comunità di cui fa parte, in questo modo ci prenderemo cura dell’intero progetto di vita della persona.

‹‹Le strutture di residenzialità devono essere qualcosa di più, devono rendere gradevole e piacevole il soggiorno e la vita di ciascuno che le abita. Perché qui ci si passa molto tempo, sia le persone che ci vivono e sia le persone ci lavorano. Bisogna prendersi cura dei dettagli anche del tempo libero, delle relazioni tra le persone, delle loro comunità.››

La moderatrice ha poi dato la parola all’ingegner Enrico Alemanni e all’architetto Pierluigi De Stefano per far loro raccontare come sia stata progettata la nuova struttura di Casa dei Ragazzi IAMA Onlus.

UN PROGETTO PER ANDARE OLTRE GLI STANDARD

L’ingegner Alemanni ha spiegato come il mandato ricevuto dall’Ente sia stato di progettare una residenza sanitaria per persone con disabilità ANDANDO OLTRE a una semplice progettazione.

‹‹Solo un esempio, le normative regolano per ogni ospite uno spazio di 40 mq per ospite, oggi qui abbiamo oltre 85 metri quadrati per ospite, proprio perché l’obiettivo era di dare uno spazio di vita ampio alle persone, con un fortissimo impatto sociale innovativo. Inoltre con questi spazi abbiamo creato un luogo di lavoro confortevole e fruibile per gli operatori di Casa dei Ragazzi.››

L’architetto De Stefano ha poi spiegato il concetto base della progettazione di questa nuova struttura: i nuclei, secondo la normativa regionale, creati per offrire un ambiente per lo più famigliare, staccandosi dal criterio ospedaliero. E’ stato realizzato un edificio monopiano che incide molto poco sul territorio, con tetto verde per un impatto visivo basso anche dall’alto. Ogni nucleo di venti posti ha una sua corte interna e una piena autonomia rispetto all’altra ala, offrendo spazi e funzionalità più efficienti.

L’INNOVAZIONE PER CHI CURA

Un ulteriore dettaglio di questa nuova residenza è l’apertura all’innovazione. Infatti, Guido Magrin – CEO di Teia Care – ha spiegato come le tecnologie di ultima generazione siano state integrate nella progettazione della nuova struttura di Casa dei Ragazzi.

‹‹La parola dettaglio molto si collega a quello che fa l’intelligenza artificiale. Raccoglie dati attraverso un monitoraggio ambientale, per nulla invasivo. Questi dati possono diventare informazioni per migliorare il processo, per comprendere al meglio le necessità delle persone che vivono dentro le residenze socio-sanitarie.  Questa tecnologia non deve essere una ciliegina sulla torta, bensì un abilitatore per migliorare la qualità del lavoro di chi assiste per un beneficio dell’utenza.››

L’IMPORTANZA DEL LAVORO DI ÉQUIPE

La parola è poi andata al dottor Stefano Mozzanica, direttore sanitario di Casa dei Ragazzi IAMA Onlus, per raccontare la storia ed il presente del servizio che si appresta a vivere questo nuovo spazio.

‹‹In questi 50 anni abbiamo valorizzato le professionalità di ciascuno. Tanto è stato fatto in merito alla umanizzazione delle cure, alla centralità del paziente, parole che rischiano di risultare vuote se non praticate da una grande professionalità. Abbiamo qualificato il personale attraverso formazione specifica, come l’introduzione della figura del case-manager e il lavoro multidisciplinare di equipe con medico, educatore, psichiatra, infermieri e OSS.

Abbiamo appena ottenuto dopo un importante lavoro di squadra la certificazione di qualità 2022. Vedo personalmente in questo cambiamento di Residenza un’opportunità e un’occasione di crescita, per compiere un salto in avanti in termine di sicurezza, nella gestione degli spazi e dei tempi a nostra disposizione per favorire veramente un’assistenza centrata sulla persona.››

LA PERSONA AL CENTRO

In conclusione, abbiamo anche ascoltato Luisa Minoli, presidente dell’Associazione La Nostra Famiglia che si è compiaciuta dei diversi parallelismi tra la realtà che presiede e Casa dei Ragazzi IAMA Onlus.

‹‹Leggo nel vostro Bilancio di Missione “ci prendiamo cura delle persone in tutti i 5 sensi” un’immagine che sintetizza ciò che per voi è cura: mettere la persona al centro e fare il suo bene.

Il fondatore dell’Associazione “La Nostra Famiglia”, Beato Luigi Monza, oltre a darle un nome che è già esplicativo della sua missione diceva in uno dei suoi scritti: “l’ambiente non lo fa la casa ma coloro che abitano la casa”.

Ancora oggi alcuni elementi, che anche voi richiamate sono essenziali: essere casa, essere luoghi di vita, essere luoghi dove si realizzano progetti di vita. Questi sono dettagli che abbiamo in comune, questi sono dettagli che dicono che per noi la cura è anzitutto relazione e che i nostri servizi sono prima di tutto “comunità di cura”.››

LA CO-PROGETTAZIONE COME MOTORE

A chiudere il primo giro di interventi è stata l’Onorevole Mariachiara Gadda che si è detta molto felice di aver potuto ascoltare i diversi contributi che si sono susseguiti.

La Riforma del Terzo settore con il decreto legislativo 117 per la prima volta riconosce il terzo settore non come soggetto terzo, qualcosa di altro, un po’ come una gamba di questo treppiede. La nostra economia si basa sulle istituzioni pubbliche, il mondo delle imprese ed il terzo settore che molto rappresenta nel nostro Paese non solo come soddisfazione di bisogni, ma anche come fonte di generazione di valore sociale ed economico, infatti il terzo settore conta quasi un milione di lavoratori, e rappresenta il 5% del Prodotto Interno Lordo.

L’Onorevole ha poi spiegato attraverso la descrizione di alcuni articoli del Codice del Terzo Settore, l’importanza della co-progettazione con tutti gli attori della società civile, la forza di una programmazione condivisa che significa coinvolgere il terzo settore in un lavoro di insieme con istituzioni pubbliche, professionalità e mondo delle imprese per rispondere in maniera innovativa e generativa ai bisogni che mutano nel tempo.

Ha infine incoraggiato a vivere la riforma anche nell’articolo 83 che riguarda la possibilità di ricevere donazioni, anche in beni da parte degli individui e delle imprese, che investe tutti della responsabilità di sostenere il Terzo settore; un Terzo settore che però – ha aggiunto l’Onorevole Gadda – deve imparare a raccontarsi, a spiegare il motivo per cui chiede delle donazioni, a illustrare l’impatto sociale e il cambiamento che le proprie attività apportano alla comunità di riferimento.

Si è poi aperto un secondo giro di interventi offrendo al pubblico l’opportunità di intervenire con domande e osservazioni. A conclusione del convegno, i partecipanti hanno potuto visionare in piccoli gruppi gli spazi principali della nuova struttura, potendo toccare con mano i dettagli di cui hanno ascoltato durante gli interventi dei relatori.

A conclusione la capo area dei servizi educativi di Casa dei Ragazzi, Marta Mozzanica, ha omaggiato le relatrici e i relatori con un presente creato in BottegHaus con i ragazzi della RSD e del CSE in sinergia con la Fattoria dei Ragazzi, a ulteriore dimostrazione del quotidiano lavoro di squadra.

 

“La tavola rotonda di oggi ha dimostrato come Casa dei Ragazzi stia diventando una struttura che va sul territorio e dove il territorio può entrare” ha commentato Antonietta Nembri in chiusura di Convegno ringraziando tutte le persone intervenute.

L’evento ha ricevuto il sostegno di Fondazione Cariplo: