Il papà ha in braccio il suo bambino, lo culla, lo guarda e canta una vecchia canzone sottovoce. Il piccolo chiude gli occhi e il tono del papà si fa più lieve. Il bambino apre leggermente gli occhi e lo guarda in silenzio. Il canticchio riprende dolcemente e poi si interrompe. Il bambino non si è ancora del tutto addormentato e la palpebra è appena socchiusa. Si incrociano ancora di sfuggita gli sguardi. La voce riprende ritmo poi, finalmente, il figlio cede. Ancora qualche minuto e anche il papà si sarebbe addormentato.

La comunicazione fra due persone è un viaggio emozionante che parte dai primi attimi di vita: il bambino con il pianto, lo sguardo ed il sorriso mette in riga tutti fin dai suoi primi giorni di vita.

La comunicazione è ciò che caratterizza una relazione e, spesso, questa ci rappresenta intrinsecamente.

Con la crescita, i bambini imparano ad aggiungere alla comunicazione non verbale anche il sistema complesso del linguaggio verbale e, nello specifico, l’uso della lingua madre.

Esistono però delle situazioni, per motivazioni differenti, in cui alcuni bambini non sviluppano questo canale o hanno bisogno di tempi maggiori per affinarlo.

Ciò che è certo è il fatto che tutti noi, in un modo o nell’altro, consolidiamo sistemi impliciti e non codificati di comunicazione, e lo stesso vale anche per i bambini che conquistano il linguaggio tardi rispetto ai coetanei, o che non lo impareranno mai.

Ed è proprio partendo da queste competenze intrinseche che diventa fondamentale restituire dignità ad ogni singolo bambino, permettendogli di strutturare sistemi di Comunicazione Aumentativa Alternativa individualizzati (CAA). [Scopri la pagina di approfondimento]

È in quest’ottica che La Casa di Sophia ha posto, all’interno della sua programmazione, un focus significativo sulla CAA, con l’intento, forse ambizioso, di essere uno snodo per l’abilitazione di tale competenza e del suo modus operandi, promotrice di tale cultura comunicativa e sostenitrice della diffusione di materiale di uso pratico. In sintesi l’obiettivo è quello di arricchire la valigetta degli strumenti di resilienza dei genitori, attraverso competenze relazionali spendibili nella propria quotidianità.

Come lo facciamo?

Abbiamo inizialmente “etichettato” con i simboli i diversi spazi di Casa di Sophia e predisposto tabelle comunicative da lasciare a disposizione di tutti i bambini mentre giocano e fanno attività. Per i nostri laboratori, laddove necessario, utilizziamo: strumenti che consentano la maggior condivisione possibile, ad esempio ricette tradotte in simboli; strisce con scansione temporale degli eventi o diari di bordo funzionali ad una comprensione facilitata delle attività; tabelle comunicative che facilitino l’esplicitazione di richieste e commenti da parte di tutti.

Ed è grande l’emozione quando M., ad esempio, spiega al suo amico un gioco leggendo e indicando correttamente la tabella in CAA contenente le regole: il pointing (tocco il simbolo e leggo solo quella parola, poi procedo) prevede una lettura puntale, e fa molta tenerezza quando i compagni comprendono questo meccanismo e quando loro stessi migliorano nella lettura proprio perché aiutati dal simbolo che affianca la parola.

Sono anche stati attivati, nel corso degli anni, progetti mirati, come ad esempio percorsi mamma-bambino o progetti rivolti a coppie di bambini con competenze simili.

Tali progetti, affinché potessero rispondere maggiormente ai bisogni della comunità educativa di quel bambino specifico, hanno poi integrato al loro interno spazi di consulenza destinati alla scuola frequentata, con osservazione in loco e confronti con le insegnanti, e momenti di condivisione con i genitori.

Le proposte, in questi tre anni, sono state molte e varie: un momento che ricordo con piacere è la visita del nostro volontario Barbamiele che ha letto ai bambini presenti alcune storie tradotte in simboli. La lettura è stata davvero coinvolgente perché Barbamiele aveva con sè anche molti amici, fra pupazzi e marionette, che hanno saputo coinvolgere e divertire tutto il gruppo, noi adulti compresi.

Lo sportello di CAA, in un primo momento a disposizione solo di genitori e insegnanti, si è poi attivato per creare delle collaborazioni con le “biblioteche accessibili” del territorio, con le quali si ha il desiderio di impostare progetti di diffusione di strumenti,  acquisto di materiali, produzione di nuovi materiali e libri o sistemazione di quelli già esistenti.

A Natale,  è stato bello ricevere in dono una bellissima tombola in CAA da parte di un’associazione sensibile all’argomento, segno che si sta tessendo una rete di conoscenze con la quale, chissà, un giorno si potrebbero realizzare percorsi importanti.

Dopo la pandemia, il focus andrà comunque rivalutato e ridefinito. In questo anno particolare, anche il Servizio stesso è in fase di cambiamento. Vi sarà un’apertura ad un’utenza differente e i bisogni delle nuove famiglie potrebbero essere altri e potrebbero portare a nuovi progetti o proposte, maggiormente adatte alle situazioni reali che incontreremo. Rimangono però la mission e la rete creata nel tempo e, pertanto, sarebbe bello e importante non perdere la possibilità di affiancare anche le famiglie che porteranno questo bisogno, proprio alla luce delle difficoltà che la sfida di un vivo progetto di comunicazione alternativa porta nella quotidianità.